Dopo-Salvini: la democrazia “ad personam” di alcuni intellettuali siracusani

Il giorno dopo il comizio di Salvini, arriva il momento degli “intellettuali”. Quelli che la sera prima, in diretta nazionale, hanno partecipato alla “manifestazione di disturbo” dai tratti non esattamente impeccabili, che ne sono coscienti e che pertanto sentono l’esigenza di doversi riabilitare pubblicamente. Sì, di riposizionarsi, per mostrare agli altri di essere ancora dalla parte della democrazia. E lo fanno cercando le più azzardate giustificazioni alle “eccezioni” del giorno prima.

Ma nel 2019, non dovrebbe esistere alcuna eccezione. Non dopo secoli di storia e tanto spargimento di sangue in guerre e rivoluzioni. Le stesse assurdamente invocate proprio da questi guru della democrazia, senza considerare però che erano momenti storici in cui proprio la democrazia o non esisteva o non era certo quella che conosciamo oggi. Periodi in cui il sangue scorreva a fiumi per davvero, altro che.

Quindi no, non è corretto parlare di eccezioni, nella nostra evoluta civiltà. Poiché viviamo in una società dove manifestare il dissenso è già un diritto conquistato e mai negato. Purché lo si faccia nei modi in cui la democrazia stessa lo prevede. E questo non lo possiamo dimenticare.

Perché chi lo dimentica, con le loro eccezioni calpesta gli ideali in cui dicono di credere. E mostrano incoerenza, egoismo e debolezza. La loro vera natura insomma: agire secondo la loro personale coscienza, dettata da una ottusa ideologia. E in essa scorgeranno sistematicamente un motivo per andare oltre. Magari tutte le volte che qualcuno non la pensa esattamente come loro. Sì, andando oltre gli strumenti democratici che eppure esistono. Per esempio, si poteva organizzare un corteo in un’altra zona della città. Esistono mille modi insomma. Ma sono le urne a dover silenziare, mai le urla.

No, la loro personale democrazia, non è democrazia. Non ci riconosciamo nel loro modo di giudicare i cittadini siracusani che hanno deciso di votare la Lega. Non ci riconosciamo nel loro modo di puntare il dito verso altri cittadini come noi. Pur non condividendo l’appartenenza politica di questi ultimi.

Quello che abbiamo visto non è un passo avanti, e nemmeno un passo indietro per Siracusa. Perché Siracusa è fatta di 130.000 abitanti, e sarebbe ora di smetterla di imputare una posizione ad una città intera ogni volta che qualche centinaio di persone partecipa ad una azione di gruppo.
Ma certamente non è un esempio da seguire. Alzarsi al mattino e andare a gridare al comizio degli altri.. questo è sbagliato. Tanto che ci chiediamo: che Siracusa sarebbe se ogni giorno qualcuno si alzasse e interpretasse la democrazia a suo piacimento? In base a cosa questi rinnegati guru della democrazia si arrogano il diritto di decidere quando si può e quando non si può eccedere?

Come scriveva Voltaire “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”. Questa è democrazia.

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