La cucina siracusana sia all’altezza della sua fama

Caro prezzi in Ortigia: la bellezza va onorata anche in cucina

A seguito della nostra ultima chiacchierata con i turisti alla scoperta di Siracusa (guarda qui), avevamo annunciato una breve riflessione relativa al “caro prezzi” riscontrato presso i ristoranti dell’isola di Ortigia. Un disagio manifestato a dire il vero da molteplici visitatori, già da qualche anno.

Una insofferenza nei confronti della ristorazione in generale, ma circoscritta ad Ortigia, per lo meno legata ai prezzi rapportati alla qualità offerta. E come biasimarli?

Da diverso tempo ormai, gli stessi siracusani stanno denunciando il fenomeno. Su ristoratori che probabilmente puntano al turista da spennare poiché tanto chi lo vede più, forse senza rendersi conto che nel 2023 una e più recensioni negative possono pesare come un macigno sull’immediato futuro.

Sì, perché certe esperienze, spiattellate in pubblico, non perdonano: con l’avvento dei social il viaggiatore di oggi è sempre più consapevole, e lascia sempre meno margini all’improvvisazione. Come si spiega dunque una così scarsa lungimiranza nel settore se non con l’ignoranza? D’altronde non è più una sorpresa veder attività commerciali del settore culinario nascere e morire nel giro di una sola stagione. Evidente segnale che in generale, salvo le dovute eccezioni, qualche problema di fondo c’è.

Anche perché, ribadiamolo, non è un discorso di aumento dei prezzi delle materie prime, ripetuto come un mantra non appena se ne presenta l’occasione. Sì, è vero, al giorno d’oggi tutto costa di più: basta entrare in un supermercato per rendersene conto. Ma come già detto, è la qualità offerta a non giustificare il prezzo, aumenti a parte. Per qualità di intende delle pietanze, e del servizio offerto al cliente, sia chiaro. Per non parlare delle porzioni, sulle quali in alcuni casi ci sarebbe molto da dire.

Inoltre, così facendo, si sta allontanando il siracusano dal centro storico, evidentemente considerato meno meritevole di attenzioni. Una grossa fetta di mercato insomma, che invece sarebbe da coccolare 12 mesi l’anno. Quante volte noi siracusani si va a pranzare in Ortigia? Il dubbio è che in alcuni contesti tale fenomeno non sia una conseguenza, ma addirittura un auspicio.

In realtà, facendo attenzione, fortunatamente possiamo ancora distinguere tra casi e casi. Tra quelli virtuosi, spesso legati alla esperienza dei ristoratori, e quelli improvvisati, della serie “facciamo cassa ad ogni costo”. È chiaro che più si conosce la realtà, più la si apprezza al meglio delle possibilità. Ma non sempre il turista ne ha il tempo.

È anche vero che il fenomeno più o meno riguarda tutte le maggiori località turistiche italiane, ma questo non può e non deve essere un alibi. Pranzare o cenare in Ortigia è un’esperienza che poche città al mondo possono offrire. Chi di dovere, se ne renda conto: la bellezza va onorata anche in cucina. Anche perché poi siamo noi i primi a scagliarci contro le navi da crociera perché “i turisti li fanno mangiare sulla nave!”.

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