Siracusa fuori dal cda di SAC: a quale scandalo grida la politica?

Per chi ha ancora il coraggio di manifestare la propria contrarietà per l’ennesimo atto di forza da parte della politica catanese (e non solo), ai danni dei siracusani, proviamo solo indifferenza. Soprattutto quando trattasi di personaggi politici nostrani, come anche dei rappresentanti di categoria. Indignarsi alla notizia della non elezione di siracusani all’interno del consiglio di amministrazione della Società Aeroporto di Catania, non basta.

Chissà, forse li vedremo incatenarsi presso il terminal catanese? Ne dubitiamo. La verità è che Siracusa è vittima da tempi immemori della politica nostrana tutta, ma soprattutto di se stessa.

Il 25% delle azioni di Camera di Commercio e libero consorzio, in seno a suddetta società, dovrebbe avere lo scopo di garantire meglio gli interessi del nostro territorio. Bisognerebbe dunque chiedersi: quale grande valore aggiunto in termini di ritorno economico rappresenta l’aeroporto Bellini di Catania per i siracusani, rispetto alla sua naturale funzione dell’essere semplicemente la struttura aeroportuale più vicina? Poiché abbiamo la sensazione che la nostra fetta di torta sia molto ristretta, e spesso anche spartita assieme ai cugini. Pensiamo, facendo un piccolo esempio, alle decine di tour operators o di tassisti catanesi che trasportano i turisti dall’aeroporto catanese al capoluogo aretuseo. In un contesto nel quale dei nostri tassisti in servizio a Piazza Pancali non si avverte certo l’assenza. E ciò, naturalmente, avviene in molti altri settori.

Dicevamo dunque di una Siracusa presumibilmente vittima. Ed in effetti, negli anni la nostra città è diventata sempre più suddita a Catania, e da qualche tempo anche a Ragusa ed alla sua provincia (affronteremo ciò in un post futuro). Quest’ultima presente per l’appunto con due membri dentro il cda SAC (insieme a due catanesi e ad uno di Caltanissetta).

Ma dire che Catanesi, Ragusani, e addirittura Nisseni remino contro Siracusa è giusto? Assolutamente no, rispondiamo. Questi infatti, fanno semplicemente il loro interesse. Ovviamente il riferimento non è relativo solo a quel che riguarda l’aeroporto etneo. Perché vedete, gli interessi unitari della Sicilia, si fanno al di fuori della Sicilia. Ma entro le nostre mura, inutile negarlo, è uno sgomitare continuo tra i vari protagonisti dei 9 territori (come è giusto che sia), nel tentativo di accaparrarsi le migliori opportunità e risorse che in qualche modo devono essere carpite e distribuite. E se non sbatti i pugni nel tavolo, spesso ti rimangono solo le briciole.

Forse quando i siracusani ambivano ad un piccolo aeroporto turistico in loco (pura fantascienza da queste parti, per carità, ne siamo coscienti), era almeno il caso di fingere di volerlo davvero. Quanto meno nel tentativo di rivendicare a prescindere un rispetto comunque importante, in nome di una vocazione turistica che in effetti non ha paragoni in tutta l’isola. Insomma, farsi furbi: se vuoi 50, forse è il caso di iniziare col chiedere 100. Non basta semplicemente lamentarsi quando si perde il posto nella tavola dove vi si sono raccolte sempre e solo briciole.

E, pensando a quando anni orsono il “nuovo” scalo catanese fu intitolato a Bellini, nonostante qualcuno dei nostri chiedesse che all’aeroporto di Catania fosse attribuito il nome del siracusano Archimede, ottenendo solo le risate dei commensali… a noi viene solo l’istinto di mandarli, in volo, verso quel paese.